Alcuni episodi di mal di schiena si risolvono da soli, altri tornano con frequenza o si protraggono anche per mesi.
Qual è l’iter corretto da seguire?
Riabilitazione e attività motoria sono fondamentali nel trattamento del mal di schiena. A volte un unico approccio non è sufficiente, e in questi casi è bene rivolgersi ad un’équipe di diverse figure professionali che insieme – nei rispettivi ambiti di competenza – delineano un progetto terapeutico basato sull’educazione attiva del paziente, sull’utilizzo corretto del corpo e sulla consuetudine all’attività fisica costante come cura e prevenzione.
Capire l’origine del disturbo è il primo passo per risolverlo.
Se il problema si presenta con frequenza o si protrae nel tempo occorre indagare l’origine del dolore, evitando di assumere farmaci o di ricorrere immediatamente a esami strumentali. Solo una bassissima percentuale di ernie o protrusioni lombari è responsabile di un vero mal di schiena: sono frequenti, e il più delle volte non hanno alcuna rilevanza clinica.
Il dolore
E’ il primo campanello d’allarme del mal di schiena; la sua funzione limita i nostri movimenti proteggendoci da danni maggiori. Tuttavia non sempre la percezione del dolore rispecchia un reale danno ai tessuti; in questi casi occorre una strategia di approccio alla persona che tenga in considerazione tutti i fattori bio-psico-sociali (infiammazioni, malattie; umore, stress; contesto sociale, relazioni etc.) che possono aumentare la nostra sensibilità al dolore.
Mal di schiena: fattori di rischio
Posture protratte a lungo nel tempo
E’ nocivo passare troppo tempo nella stessa posizione, qualunque essa sia. Accade ad esempio al lavoro, seduti alla scrivania, alla guida dell’auto. Per questo è bene approfittare di qualche breve pausa ogni 30’- 40’ per fare due passi e sgranchire gambe e schiena.
Stile di vita
Sedentarietà. Spesso alla base del mal di schiena c’è una debolezza dei muscoli addominali e paravertebrali; quando questi muscoli sono poco tonici non sono in grado di sostenere adeguatamente la colonna.
Alimentazione
un’alimentazione non adeguata può creare, tramite meccanismi chimici, sostanze infiammatorie che possono influenzare i tessuti. I tessuti viscerali infiammati, perdendo di elasticità, possono creare tensioni a livello lombare e della colonna.
Qualità del sonno
la privazione o una scarsa igiene del sonno aumenta i livelli di stress dell’organismo.
Lombalgia acuta – atteggiamenti comuni
Detta volgarmente “colpo della strega”, è un episodio brusco e doloroso, spesso di origine muscolare, che può durare fino a 6 settimane.*
“Rimango a letto?”
Spesso chi viene colpito da lombalgia acuta preferisce limitare il più possibile i movimenti stando immobili a letto. E’ importante invece cercare di ripristinare il prima possibile i movimenti e le normali attività poiché l’immobilità prolungata indebolisce le ossa e la muscolatura, rendendola ancora più inefficace nel sostenere le sollecitazioni che gravano sulla schiena.
“Sarà meglio prendere dei farmaci”
Antinfiammatori e analgesici (come il paracetamolo) non curano il mal di schiena. Sono poco efficaci e soprattutto possono provocare effetti collaterali importanti. In generale una terapia farmacologica non interviene sulle cause scatenanti del mal di schiena, quindi non risolve il problema alla radice.
Qual è quindi l’iter corretto da seguire?
Un semplice mal di schiena, “una tantum”, tende a risolversi da solo in pochi giorni.
Se persiste, o torna con frequenza, è bene rivolgersi ad uno specialista, come il fisioterapista, che indaga prima di tutto l’origine del dolore.
Attraverso manipolazioni e mobilizzazioni il fisioterapista può favorire una decontrazione muscolare, allentando la rigidità e ripristinando i movimenti; solo nell’eventualità può indicare la necessità di un esame strumentale oppure consigliare una terapia attiva, costituita da esercizi associati alla rieducazione del movimento per prevenire l’insorgenza della lombalgia cronica.
Sicuramente è sbagliato curare il mal di schiena con il rinforzo dei muscoli addominali e paravertebrali, poichè questo tipo di lavoro porterà ad un ulteriore compromissione del disco intervertebrale. Più un muscolo è rigido, ipertonico ed accorciato, più aumenta la componente di schiacciamento articolare. Inoltre, più il peso è lontano dal punto di appoggio, maggiore dev'essere la forza muscolare antigravitaria.
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